Prima che nel XIX secolo fosse creata l’istituzione dei musei, esistevano gli studiòli privati in cui eruditi collezionisti esponevano i loro oggetti unici, pregiati e particolari.
Nel corso del 1500 fino al 1700, lo studiòlo si evolve e trova declinazione nella wunderkammer, termine tedesco che significa “stanze delle meraviglie”, in cui sono collezionati insieme oggetti mistici, rari e misteriosi, alcuni creduti magici, singolari e curiosi (Mirabilia), di provenienza naturale (Naturalia), animale o artigianale (Artificialia), ed esposti per destare meraviglia nei pochi e selezionati ospiti.
Rarità, preziosità, bizzarrie della natura o artefatte dall’uomo, oggetti affascinanti e mostruosi, come gusci di tartaruga, feticci, corna di antilope, artigli di grifone, meteoriti, minerali, manufatti di popoli lontani.
L’allestimento era a dir poco caotico: tutte le superfici erano colme di oggetti, dalle pareti, al soffitto, ai pavimenti, proprio perché l’effetto generato dall’insieme contava di più dell’opera singola, richiamando il concetto dell’horror vacui, paura del vuoto.
Museo di Ole Worm, da Worm O., Musei Wormiani historia, 1655
Domenico Remps, Le Cabinet de curiosités, 1690
Sono sempre stata affascinata da questi piccoli musei di eccentricità, forse per alcuni un po’ inquietanti e sconvolgenti, ma per me evocano ricordi di un tempo in cui la meraviglia e la fantasia facevano credere che le ossa dei cetacei fossero in realtà di giganti, un’ingenuità che purtroppo oggi non ci è più permessa.
E quale scenario migliore di una foresta per accogliere un matrimonio ispirato a queste camere delle meraviglie?
Le fronde degli alberi che mormorano, l’odore pungente del muschio, il fruscio delle foglie autunnali che cadono, la cauta sensazione di essere ospiti in un territorio inesplorato, intricato, cupo e misterioso, ma allo stesso tempo così affascinante ed intrigante, ricorda le stesse emozioni che proveremmo ad entrare in una stanza piena di oggetti rari, evocativi e primordiali.
Allora eccoci davanti a questo magnifico albero secolare, ricoperto da un intimo intreccio di muschio ed edera, che sembra abbracciare e proteggere la coppia di innamorati.
Gli sposi sono seduti ad un grande tavolo di legno non lavorato, ricco di fiori spontanei dai colori cupi che richiamano il sottobosco, e oggetti di origine naturale, come corna di capriolo e cervo, candelabri di legno grezzo, uccelli impagliati custoditi dentro a campane di vetro, minerali e pietre preziose.
L’abito da sposa sembra quasi richiamare un guscio di tartaruga, in cui la natura sfoggia la sua maestria tramite la linearità e la perfezione del disegno simmetrico.
Potrebbe essere uno di quei rari oggetti da includere nelle collezioni private degli studiosi cinquecenteschi.
Mentre l’outfit dello sposo richiama il passato con la cravatta burgundy in stile Regency.
Il chiodo di pelle per la sposa e gli anfibi per lo sposo poi, sdrammatizzano entrambi gli outfits, rendendoli originali, insoliti ed unici.
Concept + design + planning • The Other Wedding
Photography • Giulia Basaglia
Location • Villa Montericco Pasolini dall’Onda
Flowers • Rosalinda fioreria
Bride dress • Officina di Cucitura
Mise en place + decor • The Other Wedding + Maison et fleures
Hair + Make up • Alice Moschini make up
Couple • Francesco + Gennj
Per chi volesse approfondire l’argomento, ecco alcuni spunti: