L’Ikebana è diventato molto velocemente uno dei miei stili floreali preferiti per le composizioni dei fiori per i matrimoni che organizzo, tuttavia resta un mistero per la maggior parte delle persone con cui mi interfaccio, siano essi sposi o fornitori.
Quindi ho deciso di raccontarti un po’ della sua storia, che affonda le proprie radici nella notte dei tempi, e del suo significato, perché la bellezza secondo me non è mai piena e soddisfacente se non viene valorizzata da qualcosa di più profondo e duraturo.
Dunque, partiamo dal principio e cominciamo con il capire che cos’è l’Ikebana.
Con Ikebana si intende l’antica arte giapponese della disposizione dei fiori recisi: letteralmente significa fiori viventi o portare il fiore alla vita.
Le sue origini, per quanto misteriose, si legano a doppio filo con la pratica religiosa e con il buddismo, e in particolare alla pratica orientale di offrire agli dei composizioni floreali. Dopodiché, a partire dal VI secolo, da pratica religiosa si trasforma in espressione artistica.
L’Ikebana trasmette in chi lo pratica l’importanza della cura del dettaglio, il valore dell’equilibrio, l’armonia e l’essenzialità della composizione con i fiori, ed esprime inevitabilmente il profondo legame che esiste tra la cultura giapponese e la natura.
La storia dell’Ikebana è lunga e complessa e cercherò di riassumertela nelle prossime righe, ma se preferisci passare direttamente alla pratica scorri un po’ più giù!
Le prime testimonianze riguardo alla pratica dell’Ikebana risalgono al periodo del Muromachi, lo stesso in cui si diffonde il rituale della cerimonia del té e il modo di progettare i giardini tradizionali giapponesi.
Ne viene affidata la definizione di regole e stili a gruppi di artisti specializzati, chiamati deboshi.
Il primo elemento fondamentale che caratterizza l’Ikebana è il tatebana, ossia un rametto posto al centro di un vaso dai bordi bassi, a cui poi si vanno ad aggiungere gli ulteriori elementi che definiscono i vari stili di Ikebana.
Sì, perché l’Ikebana diventa una sorta di grande famiglia di stile, che poi al suo interno si diversifica a seconda delle scuole di pensiero. Tra queste, sicuramente la scuola più importante è quella fondata da un monaco di Rokkaudo a Kyoto: l’Ikenobo.
Attraverso l’Ikenobo e la classe dei Samurai, l’arte dell’Ikebana cresce, si amplifica riempiendosi di dettagli, fino a diventare una tecnica sistematizzata e poi diffusa in tutto il mondo (in Italia arriverà poi negli anni ‘60 del ‘900 con i primi manuali che affrontano l’argomento).
Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, una nuova scuola rinnova lo stile dell’Ikebana trascinandolo negli ambienti e negli spazi occidentali: il moribana (che letteralmente significa “fiori ammassati”).
Perché se dapprima la tradizione dell’Ikebana si adattava perfettamente agli ambienti giapponesi per lo più in verticale, ora con la scuola di Unshin Ohara ci si adatta agli ambienti orizzontali degli occidentali, introducendo anche nelle composizioni fiori non provenienti dal Giappone e restituendo libertà artistica all’ikebanista.
Ma quindi, in cosa consiste effettivamente la pratica dell’Ikebana? Che cosa ottengo se chiedo alla mia flower designer di fiducia delle composizioni per il mio matrimonio con questo stile?
Le regole sono molte e dettagliate, e anche varie a seconda di quale stile si vuole seguire, ma i principi fondamentali in realtà sono semplici: tutto deve essere naturale e tutto deve essere in armonia con la natura.
E ora ti vado a spiegare.
La composizione dell’Ikebana parte sempre dal vaso, che deve essere in ceramica o in altro materiale naturale, come il legno o la pietra.
E ovviamente, per non intaccare l’armonia naturale della composizione, bisogna che i fiori, i rami e/o le foglie utilizzate rispettino la stagionalità (quindi sì alle flower farm che in questo periodo mi trovo così tanto a consigliare ai miei sposi, dove i fiori si coltivano in armonia con l’ambiente e lo scorrere delle stagioni; dove non si trova tutto sempre, ma trovi sempre bellezza e cura).
Il posizionamento degli steli rispetta una logica molto precisa, seguendo in particolare la forma del triangolo.
All’interno di questo triangolo ideale, porremo uno stelo più alto che rappresenta il cielo (Shin), poi uno stelo di media altezza e leggermente inclinato, che rappresenta l’uomo (Soe) e infine uno stelo più basso di fronte ai primi due, ossia la terra (Hikae): questa è l’armonia che dà forma all’universo, e che è compito dell’uomo rispettare per portare la vita.
Questa è la base fondamentale dell’Ikebana, quella da cui partire per poi dare libero sfogo alla creatività dell’Ikebanista, tant’è che poi gli stili si sono diversificati.
Il Rikka è lo stile più antico per cui la bellezza si esprime imitando le forme di un paesaggio naturale tramite sette elementi, i tre rami principali e i 4 secondari, seguendo sempre la verticalità della composizione partendo da un primo stelo, ed aggiungendo poi gli altri elementi della natura.
La base è il kenzan, un pezzo tendenzialmente piatto nel quale inserire e reggere i fiori e i gambi nell’acqua.
Oltre al Rikka troviamo anche il più semplice e austero stile Nageire, e il meno severo e moderno Seika, dove i materiali si diversificano ulteriormente, utilizzando vasi con i bordi più bassi, rami secchi e sassi.
A seconda delle composizioni che la flower designer potrebbe realizzare per te, il risultato attraverso l’Ikebana riesce a portare l’atmosfera in una dimensione un po’ surreale, quella sensazione di armonia e perfezione con la quale puoi giocare per portare i tuoi invitati in un altro mondo, il tuo.
Uno stile assolutamente ideale per chi vuole ricreare una sensazione di pace e serenità, qualcosa di bucolico, un mondo lontano dal caos e dalla frenesia, ma anche di potenzialmente molto colorato e originale, pieno di vita e in equilibrio con la natura.
Uno stile tra l’altro perfetto non solo per la decorazione delle cerimonie dei ricevimenti dei matrimoni estivi, ma anche per ricreare un ambiente naturale al chiuso per eventuali piani B, e soprattutto per i matrimoni che prendono vita in autunno e in inverno.
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Grazie per aver letto questo articolo,
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A presto,
Caterina