Serena + Andrea
Un matrimonio ancestrale nelle Highlands scozzesi
Se io ora definissi il matrimonio di Serena e Andrea come un matrimonio da “favola”, gli darei una connotazione smielata che detesto e che proprio non mi appartiene.
Eppure il loro matrimonio per me è stato proprio come un sogno, un’avventura iniziata varcando le nebbie, attraversando un cerchio fatato, e inoltrandomi in una foresta incantata, dove tutto può accadere, e tutto effettivamente accade.
Due eroi che, nonostante le difficoltà e le grandi imprese, non si sono mai arresi e sono arrivati a realizzare il loro desiderio, insieme a una fata madrina e a tanti personaggi magici che hanno aiutato i due lungo la loro avventura a superare le varie avversità.
Oggi ti racconto quindi del matrimonio di Serena e Andrea, consapevole però che sarà davvero difficile trasmetterti tutte le meravigliose emozioni e insostituibili ricordi che organizzare questo matrimonio mi ha lasciato.
Serena e Andrea volevano organizzare un elopement, e su questo non c’è mai stato dubbio alcuno.
Elopement, letteralmente significa fuga romantica. Applicata nel gergo matrimoniale consiste per l’appunto in un viaggio all’estero o in Italia per celebrare il proprio matrimonio con un pugno di invitati (massimo 15).
Perché probabilmente non ami il classico matrimonio con molti invitati e tutto lo stress che comporta organizzarlo, oppure perché come coppia siete legati a un luogo particolare, o per mille altre ragioni assolutamente personali e legittime (se ti interessa saperne di più sull’elopement clicca qui).
Serena e Andrea volevano organizzare un elopement per diversissime ragioni: loro per primi si erano innamorati durante un viaggio in Islanda, terra da cui sono rimasti incantati, ed entrambi sono appassionati di cultura nordica, vichinga in particolare, e celtica. Quindi loro sapevano che volevano sposarsi nel Nord dell’Europa, anche se di preciso non sapevano dove, né tanto meno da dove cominciare.
Fin da subito hanno provato a rivolgersi ad agenzie di Wedding Planner, per le quali però si trattava di un matrimonio troppo insolito, troppo difficile, in breve: troppo strano. Serena e Andrea hanno avvertito chiaramente la sensazione di essere solo dei numeri nel mucchio, impossibili da comprendere, figuriamoci da accontentare.
E così, un po’ demoralizzati, non si sono comunque arresi e hanno continuato la loro ricerca.
Era circa un anno e mezzo prima della data del loro matrimonio. Non mi piace usare il termine “amore a prima vista” tra me e i miei sposi, ma è indubbio che la sintonia tra noi sia stata immediata.
Mi sono innamorata immediatamente della loro idea (adoro organizzare gli elopement) e mi sono sentita immediatamente affine sui luoghi e sulle culture di riferimento (come ben sai ho una passione sviscerata verso l’immaginario nordico e vichingo in particolare).
E quindi è stato chiaro fin da subito che la nostra collaborazione sarebbe potuta essere una grande occasione, ma nessuno di noi poteva immaginarsi un risultato simile.
Cosa bisogna fare quindi quando si inizia ad organizzare un elopement?
Avevamo delle alternative abbastanza equivalenti, e quindi ho cominciato a valutare la fattibilità dei diversi paesi, pro&contro e ovviamente il budget.
Abbiamo escluso abbastanza in fretta l’Islanda perché davvero troppo cara, idem per la penisola scandinava, e quindi siamo approdati alla magica Scozia.
Definito il luogo, diciamo generico, bisogna entrare più nello specifico, perché dire Scozia è un po’ come dire Italia, e tra l’Italia della Val d’Aosta e quella della Sicilia ci sono altre 18 regioni.
Come alla ricerca di un tesoro sepolto da qualche parte in quella terra, ho cominciato a vagliare i più oscuri meandri dell’internet matrimoniale scozzese, eppure le uniche cose che riuscivo a trovare erano location omnicomprensive lontane dalla natura e decisamente artificiose: i classici matrimonifici, in questo caso in versione anglosassone, che aborro con tutta me stessa.
Ed ecco quindi altri due personaggi fondamentali che hanno reso magica questa storia: Charlotte e Jamie, un’artista inglese e un musicista scozzese.
La location aveva tutto ciò che stavamo cercando: era immersa nei paesaggi unici e selvaggi delle colline e foreste di Glencoe, che quasi sembrava uscita da un libro.
La piccola chiesetta gotica sconsacrata è finita sotto l’ala protettiva di Charlotte e Jamie una decina di anni fa, quando le hanno dato una nuova vita, ristrutturandola e arredandola in maniera eclettica e originale. Charlotte si è occupata in particolare degli interni, che ha riempito di cimeli e oggetti vintage, ciascuno con una storia unica. Jamie si è occupato della Sitooterie, un piccolo chalet per gli sposi adiacente alla chiesa. Un professionista invece si è occupato delle vetrate gotiche della chiesa: il risultato è un capolavoro di vetrate istoriate raffiguranti i paesaggi reali dei dintorni, come ad esempio il Fairy Bridge.
Ho proposto a Serena e Andrea una selezione di fotografi capaci di cristallizzare nei propri scatti l’epicità del luogo e le irripetibili emozioni dell’evento che stavamo organizzando.
E alla fine incontriamo sulla nostra strada quest’altra creatura incredibile del mondo della favole: Sean.
Sean forse è tra i personaggi più magici di questa storia, ma te ne parlerò nel dettaglio più avanti, per il momento ti basti sapere che avevo trovato il fotografo.
Con queste carte alla mano, circa un anno prima della data del matrimonio abbiamo organizzato il primo e unico sopralluogo, dove io, Serena e Andrea abbiamo conosciuto di persona Charlotte, Jamie, Sean e il St. Mary’s Wedding Space.
In questa sede abbiamo avuto modo di toccare con mano la magica terra dove stavamo per organizzare il matrimonio di Serena e Andrea. Abbiamo capito dove e come realizzare la cerimonia e dove ambientare il servizio fotografico insieme a Sean.
Inoltre ho avuto modo di confrontarmi con Charlotte per la ricerca di alcuni fornitori, in particolare per la make up artist, per la musica e la torta. L’unica però che rimaneva fuori era la flower designer, ma ecco che proprio in mezzo ai fiori ho scoperto un’altra creatura favolistica, Aoife (da leggersi [Ifa]): un’artista tanto brava da essere diventata per me un’ispirazione e un riferimento per ogni matrimonio che mi ritroverò ad organizzare sotto la sua “giurisdizione” geografica.
Infatti Serena e Andrea hanno dovuto tenere duro anche rispetto ai desideri più tradizionali di alcuni componenti delle rispettive famiglie.
Quando si organizza un matrimonio insolito, è normalissimo trovarsi a confronto con idee più tradizionali, soprattutto da parte delle generazioni precedenti. A volte uscire dalle righe fa paura, e non se ne capisce il senso: perché organizzare un matrimonio piccolo, all’estero e con tante difficoltà, quando si potrebbe festeggiare tutti insieme nei luoghi di sempre? Poi, non dimentichiamo che viaggiare fa paura, nel senso più ampio e atavico del termine. Viaggiare significa tradizionalmente affrontare l’ignoto, e non c’è niente che faccia più paura, no?
Insomma, niente è stato facile nell’organizzare questo matrimonio, ma è forse anche grazie a questo che la felicità collettiva di tutti è stata capace di creare una tale e tanta soddisfazione in ciascuno di noi.
Arriviamo dunque alla vigilia del giorno del matrimonio, e il volo è ovviamente in ritardo. Avevamo dubbi? No, quindi andiamo avanti.
Arriviamo alla residenza che Serena e Andrea avevano affittato per tutti gli ospiti e per me ormai molto tardi, ma finalmente possiamo riposarci un po’.
L’indomani è il grande giorno e le cose da fare non mancano.
Così mentre i ragazzi e gli invitati, si preparano, io mi dedico a coordinare i vari fornitori e a mettere su ogni dettaglio per il grande giorno.
Quella di Serena e Andrea è stata proprio una cerimonia magica, dal potere ancestrale quasi palpabile.
Mi sono occupata io del rito, non solo riguardo all’organizzazione, ma anche in veste di officiante: è una cosa che faccio solo negli elopement e se fa piacere agli sposi. Mi sono emozionata profondamente, e mi sono sentita davvero onorata di aver avuto un ruolo così importante in questa unione simbolica.
La prima parte del rito l’abbiamo svolta davanti a una quercia secolare, simbolo imperituro di vita, buona sorte, ma anche forza, potere, perseveranza, in breve la quercia è il simbolo della virtù eroica.
Qui ho unito Serena e Andrea con il rito nordico declinato su loro due, in cui si sono scambiati i doni, come da tradizione.
Serena ha regalato una bussola ad Andrea, a rappresentare ciò che lui significa per lei: il Nord, il punto di riferimento, la casa a cui tornare quando si sente perduta.
Andrea le ha regalato la collana con una pietra di peridoto, associata al chakra del cuore, con il potere di amplificare sentimenti e relazioni, ma soprattutto la fiducia in sé stessi, l’autostima, la comprensione di sé, in breve la capacità di autodeterminarsi con libertà e serenità. Un augurio completamente scevro da qualsiasi tipo di egoismo, ma che amplifica ancora di più il significato del Rito Nordico, per cui gli sposi scelgono di unirsi liberi da ogni tipo di bisogno o necessità, semplicemente amandosi per ciò che si è e attraverso i cambiamenti che la vita insieme porterà. E così hanno indossato ciascuno la propria fede, proprio lì dove già si erano tatuati la runa l’uno dell’altra.
Per la seconda parte invece ci siamo spostati sulle rive del vicino fiume Ure, dove abbiamo svolto il rito della pietra del giuramento: Serena e Andrea si sono scambiati i loro voti nuziali, suggellandoli nella pietra e lasciandola andare nel fiume.
E qui va detto, ogni dubbio o perplessità è stato cancellato: l’emozione si leggeva sul viso di ciascuno, e questa è forse stata per me la più profonda soddisfazione. L’amore, perché di questo si tratta, quando viene celebrato in libertà e spontaneità, scatena energie ed emozioni uniche, autentiche, prive di qualsiasi artifizio o compromesso, pure nella loro potenza e incontenibili nel loro trasmettersi di sguardo in sguardo, di battito in battito.
Concluso il rito, e smaltite le emozioni dirompenti, avevamo organizzato per tutti i pochi invitati un giro turistico per la città e una degustazione di scotch in distilleria, così che nessuno si annoiasse mentre noi ci dedicavamo a uno degli impegni più faticosi di questo matrimonio: il servizio fotografico.
Ricordi il magico Sean? Ecco, siamo saliti sul suo furgoncino e siamo partiti. Per dove? Beh, avevamo giusto un’idea, ma Sean si fa guidare dalla luce e dall’istinto. Capisci perché l’ho definito magico? Guidava nella one-way-road che attraversava la brughiera, chiacchieravamo e nel frattempo lui seguiva la luce giusta, e ogni tanto ci fermavamo.
Lo abbiamo seguito attraverso le torbiere, le colline e i paesaggi meravigliosi di Glencoe, sferzati dall’impietoso vento delle Highlands. E nell’avventura non è mancato l’evento tragico, come in ogni favola che si rispetti: a Serena è scivolata via la fede che pareva introvabile, finché Sean, tra istinto e poteri magici, non è riuscito a trovarla e ad assicurare un lieto fine a questa storia.
È stata dura, anche perché non è facile affrontare la natura selvaggia delle Highlands in abito da sposa, tuttavia ne è valsa certamente la pena (scorri sotto per vedere la galleria delle foto del matrimonio di Serena e Andrea che ho selezionato per te).
Stanchi e un po’ bagnati, ma anche estremamente felici, siamo alla fine tornati al St. Mary’s Wedding Space, da Charlotte e Jamie che ci aspettavano trepidanti.
Per ogni ospite era stato preparato un segnaposto personalizzato: una carta illustrata, che riprendeva l’estetica dei tarocchi, con la runa di nascita di ciascuno e, sul retro, la spiegazione del significato.
Il buon cibo tipico scozzese, preparato da Jamie in persona, veniva portato in tavola in grandi pirofile vintage da cui ciascuno si poteva servire autonomamente. Si è creato un clima a dir poco familiare e goliardico: si scherzava e si rideva tra ospiti e fornitori, incuranti del limite linguistico che inevitabilmente esisteva. Noi mangiavamo e chiacchieravamo tutti insieme, con Jamie e Charlotte che dalla porta controllavano com’erano messe le nostre pirofile e ogni tanto aggiungevano qualche altro piatto della loro incredibile e magica terra.
Al taglio della torta tutto si è concluso. Tra abbracci e risate, si è fatto il tempo di andare a dormire, così stanchi come eravamo.
L’indomani le nostre strade si sono alla fine divise: Serena e Andrea cominciavano il loro viaggio di nozze in lungo e in largo per la Scozia; la mamma e la sorella di Andrea si sono spostate a Edimburgo, dove hanno lasciato il bouquet di Serena sulla tomba di Tom Riddle, e noi siamo tornati a casa.
Che ti posso dire? È stata un’esperienza surreale, una magia che solo un elopement è in grado di creare proprio per questa sua natura intensa, concentrata in pochissime persone per pochissimi giorni.
Un ricordo indimenticabile per cui sono estremamente grata a Serena e Andrea.
Design + Planning • The Other Wedding
Fotografia • Sean Bell
Flower design • Father Grass Floral
Location • St. Mary’s Wedding Space
Musica • Harpist Scotland